Sant' Onorato di Fondi, vescovo della città di Fondi nel Lazio, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. La sua memoria liturgica si celebra il 10 febbraio. Onorato è noto per essere stato un uomo di grande fede e per aver guidato la sua diocesi con saggezza e dedizione. Secondo la tradizione, visse durante il V secolo, in un periodo in cui la Chiesa affrontava diversi conflitti interni e pressioni esterne. Nonostante le scarse informazioni storiche dettagliate sulla sua vita e opere, la devozione popolare ha mantenuto viva la sua memoria, attribuendogli anche il dono di aver operato miracoli. La sua figura è particolarmente cara agli abitanti di Fondi, dove è considerato il patrono principale e dove ogni anno si svolgono celebrazioni in suo onore. La sua sepoltura è stata un luogo di pellegrinaggio fin dall'antichità, e ancor oggi molti fedeli si recano a Fondi per chiedere la sua intercessione e per ricordare l'esempio di vita cristiana che ha lasciato come eredità.
Un sasso in bilico sulla montagna che sovrasta Fondi ricorda un episodio della leggenda sul patrono della cittadina, morto a metà del VI secolo, che fondò in questi luoghi un monastero, ma fu poi traslato nell’abbazia di Montecassino
Onorato, patrono di Fondi, è uno dei santi italiani che san Gregorio Magno ha ricordato nei Dialoghi. Era figlio di uno schiavo che curava come fattore un podere del senatore Venanzio nel Sannio; e fin da piccolo aveva sentito la vocazione per la vita religiosa. Per disciplinarsi si proibiva ogni parola inutile e non mangiava carne. Un giorno i genitori offrirono un pranzo ai vicini preparando della carne. Onorato, nonostante la presenza degli ospiti, si rifiutò di mangiarla. Allora i genitori cominciarono a deriderlo dicendo: «Su, mangia! Che cosa pretendi? Che ti troviamo un pesce su queste montagne?». In quel momento venne a mancare improvvisamente l’acqua. I genitori mandarono un servitore a una sorgente con un gran secchio di legno, come s’usava da quelle parti. Quando egli vi giunse stava imbrunendo e non si accorse che un pesce, forse una trota, era entrato nel secchio. Al ritorno il servo travasò l’acqua in una brocca davanti ai commensali che stupiti videro sgusciare un pesce abbastanza grosso da nutrire per un giorno Onorato: sicché da quel momento nessuno osò più deridere il ragazzino.
Qualche anno dopo il senatore Venanzio, che ne ammirava lo spirito contemplativo, lo affrancò; e Onorato si trasferì a Fondi costruendovi un monastero dove raccolse intorno a sé duecento monaci. Di quel lungo periodo Gregorio Magno, che è l’unica fonte di notizie su di lui, ricorda un altro episodio miracoloso: un giorno dalla montagna che dominava il monastero si staccò un masso enorme che cominciò a rotolare minacciando i poveri monaci. Fortunatamente Onorato lo vide arrivare: invocando più volte il Cristo e facendosi il segno della croce nella sua direzione riuscì ad arrestarlo sul fianco della montagna dove lo si ammira ancora adesso in un equilibrio che pare instabile ma resiste da secoli a nubifragi e terremoti. Un episodio identico, come ricorderanno i lettori pazienti che han letto finora il libro attentamente, si racconta anche a proposito di san Francesco di Paola, vissuto quasi mille anni dopo.
Onorato morì nella prima metà del VI secolo, chi dice all’inizio, chi nel 522 e chi nel 530 o nel 550. Nel monastero, che verso la fine del VI secolo adottò la Regola benedettina, fiorirono altri santi fra cui Libertino. Lo stesso Gregorio Magno narra che un giorno Libertino venne percosso dall’abate successore di Onorato con uno sgabello sul volto e in testa. Libertino, senza reagire, andò a dormire col volto tumefatto. Il giorno seguente doveva recarsi in un paese vicino per un affare che riguardava il monastero. Prima di uscire si recò dall’abate per chiedergli umilmente la benedizione; ma il suo superiore, pensando che dopo quel che era successo, volesse andarsene, gli disse: «Dove volete trasferirvi?». E il monaco: «Devo occuparmi di un problema che riguarda il monastero e non posso rinviare l’appuntamento». Allora l’abate, colpito dall’umiltà e dalla dolcezza di Libertino, si pentì della sua brutalità. Saltò dal letto, baciò i piedi del monaco, confessando di aver peccato, di aver ingiuriato un uomo così grande; il quale a sua volta si gettò ai suoi piedi dicendo che era stato lui a provocare quella reazione. «Il padre fu spinto alla mansuetudine, l’umiltà del discepolo fu maestra al maestro» commentava Gregorio Magno.
Poi Libertino, che nel latino Libertinus indicava la condizione di liberto o la discendenza da un liberto, uscì dal monastero per quell’affare. Molti notabili del luogo, vedendo il suo viso tumefatto, gli domandavano che cos’era successo; e Onorato rispondeva: «Ieri sera – i miei peccati ne sono la causa – ho picchiato la testa contro uno sgabello».
Proprio Libertino fu testimone di un miracolo che Onorato compì dopo la morte. Lo stesso abate lo mandò un giorno a Ravenna per un altro affare del monastero. Libertino si mise in viaggio portando, com’era sua abitudine, una scarpa di Onorato nella piega della sua cintura. Ad un certo punto incontrò una donna che teneva in braccio, disperata, il corpo del suo bambino appena morto e che afferrò le briglie del cavallo urlando: «Voi non ve ne andrete di qui prima di aver resuscitato mio figlio!».
Libertino, che non aveva mai compiuto miracoli, era imbarazzato, avrebbe voluto fuggire, ma non sapeva come fare, esitava: come sarebbe mai riuscito ad ottenere un simile miracolo dal Signore? Chi era mai lui per esigere quel prodigio? Alla fine la compassione trionfò sull’umiltà: scese da cavallo e s’inginocchiò tendendo le mani al cielo; poi prese la scarpa di Onorato e la posò sul petto del bimbo che a poco a poco, mentre il monaco pregava, riprese a respirare.
Onorato, il cui nome in latino significava «degno di onore, di essere onorato», venne sepolto nel monastero dove rimase fino al 1215 insieme con san Libertino e san Paterno: quest’ultimo, ricordato dal Martirologio Romano il 21 agosto, proveniva da Alessandria d’Egitto ed era diretto a Roma. Ma giunto a Fondi si stabilì presso una fonte in campo Demetriano dove innalzò una chiesetta in onore della Madonna. Dopo una visione divina accolse san Magno di Trani nella sua casa che al suo apparire tremò dalle fondamenta mentre i presenti cadevano in ginocchio. Quando gli imperatori Decio e Valeriano ne furono informati, mandarono un drappello di soldati che uccisero Magno e altri cristiani. Tre giorni dopo l’eccidio Paterno, che era riuscito a sfuggire al massacro, andò a seppellire i martiri; ma venne sorpreso dai soldati e condotto in prigione dove morì di morte naturale.
Nel 1215 scoppiò a Fondi una grave pestilenza che non si riusciva a debellare. Si decise allora di trasferire i corpi dei tre santi nella cattedrale, e il morbo miracolosamente cessò. Oggi a Fondi, che festeggia il suo patrono il 10 ottobre, ne rimane soltanto la testa, racchiusa in un reliquiario d’argento perché il corpo è stato trasportato a Montecassino durante il medioevo.
Sant' Onorato di Fondi si festeggia il 16 gennaio